Seleziona una pagina

ARTICOLI

Confirmation bias: se conosci il meccanismo, allora puoi evitarlo
Di Rosaria Barrile |
Pubblicato il 23 Novembre 2025
In un’epoca in cui le informazioni sono ovunque la vera sfida non è accedere ai dati, ma saperli interpretare in maniera corretta, come spiega Marina Maghelli di Efpa Italia

L’essere umano si confronta tutti i giorni con una mole impressionante di informazioni provenienti dall’ambiente che lo circonda. L’analisi logica e razionale di questi stimoli provenienti dall’esterno può richiedere però un ingente consumo sia di tempo, sia di risorse cognitive. Ecco allora che, per “risparmiare”, la nostra mente elabora delle scorciatoie che gli consentono di ottenere un risultato e quindi di orientare la sua azione in modo rapido e veloce. Questa modalità, tuttavia, può portare con sé numerosi errori, come nel caso del bias di conferma o confirmation bias.
«Uno dei meccanismi più subdoli che influenzano le nostre decisioni è il confirmation bias, cioè la tendenza a cercare solo informazioni che confermano ciò che già pensiamo. Ma quando parliamo di investimenti dobbiamo essere consapevoli del suo funzionamento inconscio per non incorrere in errori», spiega Marina Maghelli del cda di Efpa Italia, una delle affiliate di Efpa Europe. «Il bias di conferma, raccogliendo, interpretando e recuperando le informazioni in modo parziale, porta a selezionare solo le informazioni e le prove che confermano le convinzioni già esistenti su un determinato argomento e a sottovalutare, o ignorare del tutto, quelle che le smentiscono. Ad esempio, un investitore convinto che un certo settore tecnologico sia destinato a esplodere, cercherà solo notizie positive, ignorando segnali di allarme o analisi che ne evidenziano le criticità. Allo stesso modo, chi è persuaso che i titoli di Stato siano l’investimento più sicuro tenderà a sottovalutare i rischi legati a un rapido aumento dei tassi di interesse, che può erodere significativamente il valore del capitale investito».
Questo bias può intervenire su ogni tipo di scelta, ma nell’ambito delle decisioni di investimento può avere diverse conseguenze negative. «Nel mondo della finanza personale, questa dinamica può diventare particolarmente pericolosa, perché, nel cercare conferme, spesso ci spinge a trovarle su internet e social, ignorando se le informazioni siano vere e corrette. Gli algoritmi, come noto, mostrano contenuti coerenti con le nostre preferenze, creando una bolla su misura che alimenta solo ciò che già pensiamo. Il risultato? Una visione distorta della realtà, sempre più lontana da analisi e dati obiettivi, che ci allontana anche da una corretta pianificazione patrimoniale».
Occorre quindi non dare nulla per scontato ed è proprio in questo contesto che il ruolo del consulente diventa cruciale. «Rivolgersi a un consulente finanziario significa poter contare su un professionista che conosce le nostre esigenze personali, i nostri sogni, i nostri progetti di vita. E in virtù della sua preparazione è in grado di agire non solo come filtro cognitivo, ma, anche, di indirizzarci nella scelta di soluzioni adeguate al nostro profilo di rischio e al raggiungimento dei nostri obiettivi di vita, coerenti con la nostra pianificazione finanziaria».