La percezione della longevità diffusa è una novità degli ultimi 10/15 anni, prima si parlava soltanto di aumento della speranza di vita e i longevi erano casi rari. La speranza di vita, in Italia, nel 1950 era di 65 anni, di 80 nel 2000, di 85 oggi e di oltre 92 nel 2050. Non solo la longevità è una prospettiva nella mente di tutti, ma è sorta una vasta varietà di imprese che hanno come oggetto proprio la realizzazione di prodotti e servizi destinati ai longevi.
L’economia della longevità è quella dei consumi della silver economy, ma anche quella generata dai cosiddetti longennials, i longevi attivi – over 65 – un milione di persone in Italia, il cui numero e peso economico cresce costantemente e che, in termini di Pil produce, incredibilmente, circa il triplo della media degli under 65.
Due sono i settori determinanti affinché i 25/30 anni della durata della vita dopo i 65/70 anni possano essere vissuti serenamente: i progressi della medicina e una previdenza finanziaria dotata di servizi ad hoc e di professionisti, consulenti e pianificatori della longevità, specializzati nella materia. Perché è indispensabile essere in buona salute e contare su una disponibilità finanziaria, una sola chance positiva è insufficiente.
Quando è nata la consulenza finanziaria, da noi in Italia, il tempo dell’accumulo del capitale, in anni, si calcolava partendo da 65 meno l’età dell’interessato, quello del decumulo era uguale per tutti da cinque ai dieci anni dal momento della quiescenza, periodo più lungo per le donne, meno per gli uomini. Oggi, come abbiamo visto, l’accumulo dovrebbe partire dalla nascita, i genitori e i nonni farebbero bene a sottoscrivere un fondo pensione anche per i neonati, mentre per il decumulo bisognerà aggiornare sempre i conti per evitare di sopravvivere ai propri risparmi.
Le esigenze però non possono essere risolte solo dal capitale finanziario, che consente di mantenere possibilmente un tenore di vita inalterato, ma anche dalle coperture previdenziali e assicurative: sono tante le polizze, da quelle sanitarie alle LTC, che coprono i rischi connessi alla senescenza.
Le conoscenze e competenze che gestori e consulenti finanziari devono sviluppare per pianificare, olisticamente, il soddisfacimento di tutte le esigenze prevedibili, sono tante: la pianificazione e gestione finanziaria; la conoscenza di quello che offre la sanità pubblica e privata; il welfare per la longevità; la fiscalità finanziaria e immobiliare; la demografia e i nuovi cicli di vita; la psicologia della longevità; il financial coaching; considerato il patrimonio immobiliare, devono conoscere le possibilità offerte dal longevity housing e lo stesso patrimonio come asset e fonte di liquidità; la valutazione del capitale umano, il caregiving relativo alla fragilità; la pianificazione assistenziale, patrimoniale e successoria; le modalità di comunicazione generazionale e di genere e non ultimo anche come far conoscere ai già clienti e prospect l’esistenza di questa nuova professione.
Francesco Priore, presidente di A.L.I. ed ex presidente di Anasf
Negli Usa dove gli aspetti previdenziali e pensionistici sono gestiti privatamente, questa professione, definita Navigator, esiste da molti anni, pur essendo gli statunitensi meno longevi di noi. In Italia la professione è agli albori, però da due anni viene erogato il primo Executive Master in Longevity Planning da A.L.I. – Active Longevity Institute – un istituto di ricerca e formazione sulla longevità; ed è ai nastri di partenza l’Executive Master in Longevity Advisory erogato insieme da A.L.I. e da Teseofor. Sono circa trenta i consulenti che hanno superato l’esame finale del Master e sono in attesa di sostenere quello per la Certificazione Efpa.