La situazione geopolitica e finanziaria che si è venuta a creare nel mondo non ha precedenti. La violentissima reazione dei mercati indica che sono stati rimessi in gioco una serie di elementi e di equilibri riferibili in maniera molto diretta non solo all’economia di mercato, ma anche all’economia parametrica, ossia all’insieme delle regole e dei presupposti cui fanno riferimento le strutture preposte alle politiche globali, dalle banche centrali a tutte le istituzioni dove si ragiona sulla politica economica mondiale. Si può dire che, probabilmente, la mossa della nuova amministrazione americana sia andata oltre le sue stesse attese e che probabilmente anche per questo ha conosciuto una fase-due di almeno parziale ritracciamento. Del resto, però, i capitali tendono a spostarsi velocemente, e quando lo fanno in modo così violento tendono a polarizzarsi, ossia redistribuirsi in modo…poco pluralista, anche sul piano geopolitico.
Va anche osservato che quando politica e finanza cambiano in modo così rapido e destabilizzante, sarebbe più che mai necessario analizzare gli eventi con equilibrio, al riparo dall’emotività delle opposte tifoserie, e invece accade il contrario. Anche a volersi pronunciare a lume di logica e buon senso, si rischia di ritrovarsi di fatto collocati nell’uno o nell’altro schieramento.
In quest’ottica, ritengo che si possano vedere presto ricomposizioni geopolitiche inedite, ma anche commerciali, tecnologiche e strategiche, e per tutto il mondo, compresa l’Europa: forse anche grazie alla riattivazione dei canali della diplomazia, di fatto sospesi nel mondo dall’invasione dell’Ucraina in poi.
La verità è che mai come ora si dovrebbe cercare di rappresentare i fatti per come sono e come cambiano, circoscrivendo l’ambito delle opinioni. Bisogna adottare un approccio che definirei addirittura meditativo, osservando con attenzione i dati man mano che le cronache li forniscono e cercando di comporre una struttura di pensiero che abbia un minimo di logica, lontani dal rischio di inseguire il fenomeno tendenziale del momento, il cosiddetto main-stream, scelta che di solito produce danni esponenziali.
Luigi Conte, presidente di Anasf, Associazione nazionale consulenti finanziari
Quanto all’operatività immediata, credo che ci debbano essere due momenti, uno di riflessione e uno operativo. La riflessione va legata al fatto che sugli obiettivi di medio-lungo periodo, una volta che sarà chiarito lo scenario, bisogna verificare se e quale riposizionamento attuare. Sono i momenti in cui la dimensione proporzionale degli asset va rivista, ma non in maniera frenetica. Nel breve termine ha pagato tenersi liquidi – come ancora una volta ha saputo fare Warren Buffett – e nel brevissimo ha ancora senso restare liquidi, in attesa che gli eventi si plachino e il polverone si abbassi. Poi ci saranno opportunità per chi deterrà questa liquidità, opportunità da cogliere non in modalità spot ma sempre con razionalità, anche perché mercati, valute, settori e aree geografiche potranno reagire in maniera imprevedibile. Quando la flessione è così verticale, il riarmo dei mercati può manifestarsi con altrettanta potenza, l’abbiamo già visto nella storia.