La Bce taglia i tassi di interesse per la sesta volta da giugno 2024. Una nuova riduzione di 25 punti base che però questa volta porta con sé un interrogativo: che sia l’ultimo per quest’anno? La non unanimità e l’apertura a una possibile pausa nel ciclo di allentamento, almeno secondo alcuni analisti, aprono alla possibilità di un cambio di scenario. «Il tono della Bce è stato un po’ più falco rispetto al solito» afferma Gabriele Foà, portfolio manager di Algebris alle telecamere di FR|Vision per il format “In 2 Minuti”, lo spazio in cui gli esperti del settore commentano le notizie di attualità legate al mondo del risparmio gestito, dell’economia e della finanza. «Nello statement la presidentessa Lagarde ha dichiarato che la politica monetaria europea adesso non è più restrittiva come prima» continua Foà, «ma questo probabilmente è da interpretare come una concessione alla componente falco in linea con la spesa fiscale tedesca annunciata negli ultimi giorni». «In generale la politica monetaria europea non è mai stata incerta come adesso» afferma l’esperto. Per gli analisti infatti la probabilità di una sospensione dei tagli ad aprile non è così remota e il percorso futuro diventa decisamente meno prevedibile.
La posizione in cui al momento si ritrova la Bce di fatto è una posizione in bilico. Da una parte «abbiamo il rischio di tariffe che arriva da oltre oceano e questo sarebbe negativo per la crescita» ricorda Foà. Dall’altro, abbiamo l’entusiasmo sul potenziale aumento della spesa pubblica «che invece sarebbe molto positivo per la crescita, anche se comincerebbe a contribuire all’economia europea solamente nel 2026» specifica poi l’esperto.
Gabriele Foà, portfolio manager di Algebris
Tuttavia, agli occhi di Algebris resta preferibile puntare sull’Europa. Dopo l’eccezionale balzo in avanti dell’economia americana dell’anno scorso, «quest’anno vediamo un cambio di rotta» chiosa Foà, a causa delle incerte politiche della nuova amministrazione. Mentre l’Europa potrebbe approfittare di questo momento per sfruttare il gettito della nuova spesa fiscale accelerando così il processo di crescita. Almeno per il 2025. Anno che, in generale, «pensiamo resterà particolarmente volatile, soprattutto sui tassi di interesse» conclude Foà e quindi «un anno in cui un approccio attivo alla gestione, soprattutto quella obbligazionaria, sarà molto importante».