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Ecco cosa significano i dazi Usa per le economie e per i mercati azionari
Di Rosaria Barrile |
Pubblicato il 10 Marzo 2025
A fornire una overview sui possibili impatti delle scelte politiche del presidente Trump è Andrew Rymer, Senior strategist della Strategic Research Unit di Schroders

Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, le relazioni commerciali tra gli Stati Uniti e il resto del mondo sono tornate sotto la lente degli investitori per il temuto effetto dazi sui mercati globali.
Per gli investitori azionari valutare l’esposizione individuale di un mercato verso gli Stati Uniti in termini di ricavi è quindi molto importante. A fornirci un’overview sui possibili impatti è Andrew Rymer, Senior Strategist della Strategic Research Unit di Schroders.

 

 

«Guardando» spiega «ai mercati azionari delle economie da cui gli Stati Uniti importano di più, e che quindi sono più esposte a dazi, Taiwan si distingue nettamente dagli altri, con il 43% dei ricavi derivanti dagli Stati Uniti (per effetto dell’esportazione di microchip). Anche l’Europa (escluso il Regno Unito) e il Canada sono particolarmente esposti (con oltre il 30% dei ricavi). Le entrate del mercato azionario cinese provenienti dagli Stati Uniti sono invece relativamente basse, intorno al 3%, anche se potrebbero non riflettere le complesse catene del valore globali. I fornitori nazionali delle aziende esportatrici in questi mercati potrebbero subire effetti di ricaduta, così come i produttori di componenti che esportano in paesi terzi per la lavorazione o l’assemblaggio finale, prima dell’esportazione negli Stati Uniti».

 

Andrew Rymer, Senior Strategist della Strategic Research Unit di Schroders

 

Se si osserva il mercato azionario globale, gli Usa sono il mercato dominante nell’indice Msci All Country World con una quota del 66% al 31 gennaio 2025. Finora però i dazi annunciati sembrano essere stati più blandi di quanto i mercati finanziari avessero previsto e l’azionario globale ha registrato rialzi a due cifre in Europa e Cina al 19 febbraio 2025. «Un aumento della volatilità di mercato, tuttavia, non può essere escluso dati i rischi di ulteriori dazi e di eventuali misure di ritorsione, tariffarie e non», sottolinea Andrew Rymer. «I dazi hanno il potenziale di sconvolgere le catene di fornitura sia per le società statunitensi, che per quelle internazionali quotate. Il potenziale reindirizzamento del commercio lontano dagli Stati Uniti può determinare effetti a catena per le aziende di tutto il mondo. Lo stesso potrebbe essere sostenuto per le aziende statunitensi, se venissero attuate misure reciproche. Vi sono poi differenze nella capacità delle aziende colpite di trasferire l’impatto tariffario sui clienti. Se il dollaro statunitense si rafforzerà rispetto alla valuta locale, in risposta ai dazi sulle economie partner, ciò potrebbe rappresentare un potenziale ostacolo per i rendimenti degli investitori e per le multinazionali statunitensi con profitti internazionali (ricordiamo che le aziende Usa dell’indice S&P 500 nel complesso guadagnano oltre il 40% dei loro ricavi da mercati esteri). Oltre all’impatto della conversione valutaria, queste aziende potrebbero anche essere soggette a dazi o a misure di ritorsione a loro volta. In sintesi, data la difficoltà di ricavare delle implicazioni univoche, ricorrere a una gestione diversificata e professionale del portafoglio di investimenti è quanto mai cruciale».