Token è una parola che sentirete sempre più spesso nei prossimi anni. È, naturalmente, inglese e vuol dire letteralmente “gettone”. Ma il suo significato, specie nel campo finanziario, va ben oltre. La tokenizzazione è il processo di digitalizzazione di beni, documenti, pratiche e qualsiasi cosa può venire in mente di tangibile. Trasformare un asset in un oggetto digitale permette di archiviarlo, scambiarlo, cederlo o venderlo attraverso il registro distribuito della blockchain. Un atto di proprietà, uno strumento di pagamento, un’opera d’arte, una quota di partecipazione di un’azienda o un’obbligazione si possono trasformare in un token che può essere registrato sul database della blockchain, dove le informazioni su proprietario, data di registrazione e contenuto dell’asset sono trasparenti e immutabili. Ed è facile farlo a basso costo su una piattaforma blockchain, che associa a un qualsiasi asset un codice informatico che ne va a costituire la rappresentazione.
Uno dei vantaggi dei token è la trasparenza: venditore, acquirente, data della transazione, oggetto di scambio, prezzo, attestazione del pagamento, certificato di proprietà (o di ogni altro diritto) diventano dati tracciabili da chiunque e in qualsiasi momento, con una completa garanzia di autenticità. Il secondo vantaggio è che il passaggio di un token non ha bisogno di un intermediario come un’autorità finanziaria o giuridica, e quindi i costi diminuiscono.
Ma il vero plus del token è la divisibilità che può rendere più accessibili, e quindi più facilmente vendibili, alcuni tipi di asset dal costo elevato (per esempio quelli immobiliari). Oppure si possono mettere insieme diversi asset, tokenizzarli e collocarli a pezzi sul mercato. I casi più rappresentativi di fondi tokenizzati riguardano i fondi di mercato monetario che operano su blockchain pubbliche e permissionless, ambito in cui, tuttavia e per il momento, le operazioni di sottoscrizione e rimborso avvengono ancora prevalentemente in moneta fiat tradizionale.
L’esperienza americana dei fondi tokenizzati rivolti al pubblico retail dimostra il grande appetito da parte di questi investitori, specie quelli più giovani. Questo è il primo di una non breve lista di vantaggi della digitalizzazione degli asset finanziari messi in fila da Pwc nel suo report. Il secondo vantaggio è che la tokenizzazione rappresenta un modo innovativo per finanziare le piccole e medie imprese il cui debito può essere, da solo o insieme ad altri, cartolarizzato, digitalizzato e venduto. Il terzo vantaggio è rendere liquido ciò che finora non lo è stato, come il finanziamento di grandi immobili. Il quarto vantaggio è la riduzione dei costi operativi e di gestione degli strumenti finanziari. «Per ottenere benefici reali e su larga scala, è necessario un allineamento strategico tra tutti gli attori del settore», ha spiegato Roberta D’Apice, direttore Affari legali e regolamentari di Assogestioni, «anche attraverso la definizione di standard comuni. L’Associazione è pronta ad assumere un ruolo di “guida” nel percorso verso un ecosistema digitale del risparmio gestito».
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