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Tutti i fattori che spingono verso l’alto il prezzo dell’oro
Di Carlo Cidonio |
Pubblicato il 25 Febbraio 2025
In questi ultimi 5 anni il metallo giallo ha guadagnato circa il 30% in più rispetto al Msci World, l’indice che comprende i titoli azionari quotati di 23 Paesi

«Colui che ha dell’oro fa e realizza tutto ciò che vuole». Citazione attuale e assolutamente contemporanea viste le quotazioni odierne del pregiato metallo, ma è di Cristoforo Colombo e risale a circa cinquecento anni fa.
È chiaro ed evidente come poco o nulla sia mutato in merito alle teorie sottostanti al valore intrinseco dell’oro, nonostante i nuovi assetti geopolitici e l’evoluzione del sempre più sofisticato mondo della finanza.
La forza relativa e la contestuale performance dell’oro in questi ultimi 5 anni hanno sicuramente generato non poche riflessioni da parte sia degli investitori sia degli analisti, basti pensare che il gold ha realizzato un overperformance rispetto al Msci World di circa il 30%.
La corsa all’oro non è certo iniziata con la minaccia dei dazi da parte del nuovo presidente americano Trump, il suo trend storicizzato parte da molto lontano dove le Banche Centrali continuano ad avere un atavico primato sugli acquisti netti.
La soglia psicologica e tecnica dei tremila dollari è una derivata prima di una serie di variabili che hanno generato una rincorsa dei prezzi inarrestabile.
Tensioni commerciali, possibile ritorno dell’inflazione, crescita economica mondiale non particolarmente brillante, affrancamento dei pesi Brics e il vasto utilizzo nelle più moderne tecnologie civili, militari e spaziali hanno innescato la necessità di un considerevole stoccaggio del metallo prezioso, in primis da parte delle Banche Centrali e di alcuni Paesi, in particolare India, Turchia, Polonia e Ungheria.
La dinamica attuale dei prezzi dell’oro è dettata e regolata dai governi che di fatto hanno smesso di venderlo come succedeva negli anni tra il 1970 e il 1980 e hanno cominciato ad accumularlo, chi per la propria stabilità interna, chi per timore di una de-dollarizzazione, chi spinto dal timore delle sanzioni come quelle inflitte alla Russia con la confisca dei propri asset.
La tempesta perfetta è stata poi resa ancor più perfetta dal rallentamento del processo disinflazionistico che ha evidenziato una dinamica dei prezzi al consumo ancora non a target nonostante i tagli dei tassi da parte dei policy makers.
Un ulteriore stimolo alle quotazioni è stato supportato dal programma “pilota” della Cina che consentirà alle compagnie assicurative di diversificare le proprie riserve con l’acquisto di oro per un massimo del 1%.

 

Carlo Cidonio, vicedirettore generale Anpib, Associazione nazionale private & investment bankers

 

La “Gold Rush” al bene rifugio per definizione è sicuramente riconducibile inoltre agli accordi di Basilea 3 con il Net Stable Funding Ratio che permette di ponderare il rischio per l’oro detenuto fisicamente dagli istituti bancari a zero equiparandolo a un attivo di alta qualità (Tier1) e andando di fatto a soddisfare a pieno i requisiti di liquidità della banca.
A sostegno della inarrestabile richiesta di oro anche i dati del World Gold Council: l’organizzazione internazionale fondata nel 1987, che raggruppa 32 compagnie minerarie, ha certificato che la domanda nel 2024 ha toccato il massimo storico arrivando a circa cinquemila tonnellate. Nonostante la sua antica e storica natura, l’oro continua a giocare un ruolo centrale nel sistema economico globale, adattandosi e rispondendo sempre e comunque alle nuove dinamiche tra domanda e offerta, confermando la sua ancestrale importanza di leading indicator.