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L’oro sfiora quota 3.000. E gli analisti, presi in contropiede, rivedono al rialzo il prezzo
Di Franco Oppedisano |
Pubblicato il 25 Febbraio 2025
Il metallo giallo continua anche quest’anno la sua corsa verso nuovi record, trainato da considerazioni geopolitiche, finanziarie ed economiche. E, forse, per una manovra epocale che nessuno si aspetta

Alcuni sostengono che dietro ci sia una manovra epocale: la rivalutazione delle riserve auree degli Stati Uniti valutate a 42 dollari all’oncia troy nel bilancio federale, un valore che risale al 1973. Se le oltre 8mila tonnellate di oro dovessero essere contabilizzate tenendo conto della quotazione attuale, cioè più di 2.900 dollari, i conti federali riceverebbero una tale iniezione di liquidità che ridurrebbe la necessità di emettere una parte consistente di nuovo debito o darebbe la possibilità di mettere in piedi un fondo sovrano made in Usa. Ovviamente, più sale il prezzo dell’oro più, scrive il Financial Times, «questa potenziale manna dal cielo cresce».
Fantafinanza? Forse, ma intanto l’oro, dopo un 2024 da incorniciare, ha guadagnato oltre il 10% in meno di due mesi e potrebbe continuare a salire sopra i 3.000 dollari per oncia, spinto da una serie di altri fattori. Sempre quelli. La domanda degli investitori in Asia dovrebbe crescere ancora, grazie alla decisione dell’India di ridurre le tasse sulle importazioni di oro e argento, e ai consumatori cinesi che si stanno rivolgendo al metallo giallo per proteggere i loro risparmi in valuta nazionale. La riduzione dei tassi di interesse in molte delle principali economie porta a un calo del costo opportunità di detenere oro. Poi ci sono gli acquisti delle banche centrali. «Rispetto al 2022» spiega Peter Kinsella, global head of forex strategy di Union Bancaire Privée (Ubp) «gli acquisti di oro fisico da parte delle banche centrali sono più che raddoppiati. Il World Gold Council (Wgc) stima che gli acquisti di oro da parte delle banche centrali abbiano spinto il prezzo al rialzo di circa il 15%». Ma anche gli esperti sono in difficoltà.
Ad esempio, dopo aver previsto meno di tre settimane fa l’oro per l’intero anno a 2.800 dollari l’oncia, nei giorni scorsi Ubs si è affrettata a ritoccare il prezzo fino ad arrivare a 2.900 dollari. «Un sentimento rialzista profondamente radicato e dislocazioni del mercato dell’oro senza precedenti» significano che i prezzi più alti «devono ancora arrivare», ha detto Joni Teves, strategist presso la banca svizzera e clearer dei metalli preziosi di Londra Ubs che ora vede il metallo prezioso raggiungere un picco di 3.200 dollari nel 2025.
Rispetto alle previsioni di un mese fa anche Goldman Sachs ha messo sul piatto cento dollari in più arrivando a quota 3.100 dollari l’oncia e spiegando che «se l’incertezza sulla politica economica continuerà, compresi i dazi imposti dagli Stati Uniti, la domanda speculativa potrebbe aumentare insieme all’aumento degli acquisti di oro da parte delle banche centrali e agli afflussi nei fondi negoziati in borsa».
Ma c’è anche chi si è spinto ancora più in alto. Michael Widmer, analista del colosso finanziario statunitense Bank of America ha affermato che se gli investitori al dettaglio e i fondi istituzionali dovessero finalmente unirsi all’acquisto di oro da parte delle banche centrali dei mercati emergenti, l’aumento combinato del 10% della loro domanda potrebbe far raggiungere al prezzo dell’oro un picco di 3.500 dollari. «È molto, ma non impossibile», ha affermato.