Seleziona una pagina

ARTICOLI

Federal Reserve e Banca Centrale Europea, le strade si dividono (almeno per il momento)
Di Giulio Zangrandi |
Pubblicato il 10 Febbraio 2025
La Bce ha tagliato i tassi dell’Eurozona di altri 25 punti base. Dalla Fed è arrivata, invece, una pausa tattica per capire come evolverà il quadro macro. Ma l’incognita Trump potrebbe riunire le due traiettorie. E in una direzione precisa

Dopo quasi due anni di navigazione nella stessa direzione, gennaio 2025 ha rappresentato uno spartiacque per la politica monetaria delle due principali banche centrali d’Occidente: Banca Centrale Europea e Federal Reserve hanno infatti imboccato strade diverse. Il 30 gennaio la Bce ha deciso di tagliare i tassi dell’Eurozona di un ulteriore 0,25%, portando il tasso sui depositi al 2,75%, mentre il giorno prima la cugina americana ha comunicato la scelta di restare ferma. Una divergenza importante anche nella prospettiva delle case di gestione, come è stato sottolineato ai microfoni di FR|Vision, ma che rischia di essere presto ridimensionata dagli effetti delle politiche di Trump su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Per quanto riguarda la Bce, la traiettoria pare ormai tracciata. E la conferma arriva anche da Luca Simoncelli, investment strategist di Invesco. L’esperto ha infatti osservato come l’Eurotower continui a prevedere un’inflazione in calo e non ha escluso che i tassi di interesse possano addirittura essere portati sotto il livello di neutralità nel corso dell’anno. Una svolta al momento favorita dallo spettro dei dazi USA al 10%, che andrebbero contrastati per evitare una riduzione del PIL dell’Unione stimata dai più tra lo 0,5% e l’1%. «Il cammino dei prossimi tagli sarà in ogni caso guidato dai dati», ha spiegato, sottolineando come il dibattito all’interno del board di Francoforte su questa opzione si accenderà soprattutto nel secondo semestre.

 

Gianluca Cerone, head of Advisory Distribution di Nordea Asset Management

 

Uno scenario nel complesso non troppo dissimile da quello in cui si muove il presidente della Fed Jerome Powell, che pure sembra partire da una condizione di vantaggio. Secondo Gianluca Cerone, head of Advisory Distribution di Nordea Asset Managament, la scelta della banca centrale si è infatti resa necessaria per affrontare la situazione di contrasto che di qui a poco potrebbe portare però a un cambio di passo. «Se l’economia marcia spedita e il mercato del lavoro si conferma sano», ha spiegato, «l’amministrazione repubblicana manda segnali contrastanti tra promesse di politiche inflattive e la richiesta di allentare ulteriormente la stretta sul costo del danaro». Ecco perché le previsioni dell’esperto per il resto dell’anno sono all’insegna della prudenza, dipingendo un Powell “flessibile” e intento a monitorare due variabili in simultanea: l’evoluzione del carovita, le mosse del nuovo inquilino della Casa Bianca e i loro reali impatti sul quadro macro.