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Outlook 2025, i gestori italiani credono ancora negli asset di rischio
Di Giulio Zangrandi |
Pubblicato il 14 Gennaio 2025
Le previsioni degli asset manager per il nuovo anno descrivono un contesto favorevole agli investimenti. Meglio Wall Street delle Borse europee, ma sulle obbligazioni governative il Vecchio Continente si fa preferire. Trump e banche centrali sono le incognite

Negli outlook 2025 dei principali gestori di fondi d’investimento attivi in Italia, due sono le indicazioni che emergono in maniera pressoché univoca: una preferenza per gli Usa per quanto riguarda le azioni e una per l’Europa per quanto riguarda i bond governativi. Un doppio binario su cui muoversi soprattutto nell’ottica di disinnescare i possibili rischi derivanti dal Trump 2.0 e dalla traiettoria di politica monetaria delle banche centrali.
ll punto di partenza assunto da tutti i gestori patrimoniali è costituito dalle prospettive sull’evoluzione del quadro macroeconomico, con gli Stati Uniti che vengono visti in crescita ben oltre il 2% a fronte di un’Europa ferma molto al di sotto del suo potenziale. «Il Pil di Washington salirà del 2,3% rispetto all’1,9% atteso dagli analisti», ha detto ad esempio Fabio Fois di Anima Sgr, che ha spiegato come saranno soprattutto gli extra-risparmi ad alimentare gli acquisti di beni e servizi negli States. Per il Vecchio Continente, l’esperto della società italiana ha invece prospettato un modesto +1%. E così anche Monica Defend, head of Amundi Investment Institute, che vede i 27 incanalati nella direzione di mettere a segno una ripresa modesta: «Le grandi sfide saranno ripristinare la produttività per rispondere ai dazi di Trump e rafforzare la cooperazione sulla difesa».
Chi promette di confermarsi un motore della crescita globale è invece l’Asia, dove i gestori vedono un quadro favorevole sommarsi a legami regionali sempre più consolidati e a un ruolo ormai centrale nelle catene di approvvigionamento delle tecnologie: qui la parte del leone spetterà all’India, mentre la Cina viene vista sulla buona strada per stabilizzarsi e trasformare la sua economia.
Un quadro che nel complesso dovrebbe favorire strategie orientate al rischio. Bruno Rovelli, managing director e chief investment strategist di BlackRock, ha parlato di sovrappeso su Wall Street: «Dagli States ci attendiamo una forte performance non solo in termini di utili, ma anche per quanto riguarda il ritorno sul capitale delle tante aziende high-tech ed healthcare impegnate a finanziare progetti di ricerca e sviluppo. Maria Paola Toschi, durante la presentazione delle stime di J.P. Morgan Asset Management, ha messo in luce come i titoli Usa non siano però tutti uguali. Se gli ultimi anni sono stati caratterizzati dal dominio incontrastato delle “Magnifiche Sette”, cioè l’insieme dei titoli con maggiore capitalizzazione negli Stati Uniti, è opinione dell’esperta che il 2025 vedrà una distribuzione della crescita anche ad altri segmenti degli indici di Borsa. Una buona ragione per costruire posizioni lunghe sui titoli a media e bassa capitalizzazione, che saranno favoriti dalle politiche del nuovo presidente americano.