Il metallo giallo viene considerato storicamente come un “bene rifugio” in grado di resistere durante i periodi di crisi e di elevata inflazione; inserirlo come asset complementare può portare benefici dato che offreo protezione durante i periodi di volatilità del mercato e stabilità in quelli di crescita moderata.
Per questo motivo l’investimento in oro, così come in altri metalli, viene spesso suggerito per diversificare il portafoglio a chi vuole cautelarsi da eventi estremi, come spiega Marina Maghelli, membro del Cda di Efpa Italia, una delle affiliate di Efpa Europe.
«Tra i metalli preziosi, l’oro riveste un ruolo unico, non solo per il suo valore storico e culturale, ma per la sua natura di bene raro. A differenza delle valute moderne, che possono essere moltiplicate con un intervento delle banche centrali, l’oro può essere incrementato solo attraverso l’attività mineraria. Questa caratteristica fa dell’oro una risorsa non soggetta a manipolazioni o svalutazioni da parte delle autorità monetarie, come accade invece per le divise come, ad esempio, il dollaro o l’euro, assumendo così un ruolo di copertura contro le turbolenze in tempi di crisi economica o instabilità geopolitica».
All’interno di un portafoglio possono essere presenti investimenti sia in oro fisico, sia in oro finanziario. L’investimento in oro fisico avviene tramite l’acquisto di monete o lingotti d’oro di solito detenuti da una terza parte, di solito una banca (che applica dei costi di deposito e di custodia).
Marina Maghelli, componente del cda di Efpa Italia
«Uno dei modi per investire in oro è quello di acquistare azioni “aurifere” ossia azioni di società minerarie che estraggono e producono oro, ma il rischio che ci si assume in questo caso è quello tipico dell’investimento azionario: le aziende minerarie sono soggette, come qualsiasi altra azienda, al rischio di impresa. Volendo eliminare il cosiddetto “rischio specifico”, da anni è ormai possibile investire anche in fondi comuni o Etf specializzati che detengono più titoli di società che estraggono oro e altri metalli preziosi. Vi sono poi gli Exchange traded commodity (Etc), strumenti che hanno come sottostante l’oro fisico, e strumenti ancora più sofisticati come i certificati, i futures e le opzioni sull’oro. Ad ogni tipologia di strumento corrispondono però livelli di rischio diversi e, come per ogni investimento, devono essere valutati in relazione al proprio profilo di rischio personale e inseriti in una corretta pianificazione finanziaria, cercando di evitare il ricorso al “fai da te”», conclude Maghelli. «Dobbiamo, infatti, ricordare che “non è tutto oro quel che luccica”, perché l’oro non sempre genera flussi di cassa, non è facile da valutare e potrebbe essere molto volatile. Pensare di rincorrere le oscillazioni del prezzo del metallo giallo per cogliere gli eventuali aumenti potrebbe portare a compiere scelte poco efficienti e dettate dall’emotività».