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Un tesoro nel cassetto. In media gli italiani possiedono sette gioielli di famiglia di cui non conoscono il vero valore
Di Franco Oppedisano |
Pubblicato il 15 Ottobre 2024
Solo sei persone su dieci sanno di poter ricavare dal credito su pegno una liquidità immediata per affrontare spese impreviste o realizzare un progetto

Storicamente gli italiani conservano in casa un piccolo tesoro in gioielli di alta gamma, spesso regali o cimeli di famiglia, il cui reale valore è poco conosciuto. Ognuno possiede in media sette preziosi, ma due persone su tre ne utilizzano meno di cinque all’anno. Solo il 17% dichiara di saperne stimare con precisione il valore, mentre la metà riporrebbe fiducia in una certificazione rilasciata da una società di credito su pegno. Questo servizio è visto come una risorsa preziosa: sei italiani su dieci considererebbero il credito su pegno per affrontare spese impreviste, e uno su cinque lo utilizzerebbe per realizzare un desiderio o un progetto personale. Sono questi i principali risultati del Rapporto Affide-BVA Doxa “Gli italiani, i gioielli e il loro valore”, che analizza la ricchezza degli italiani in gioielli e preziosi, esplorando al contempo la percezione, le abitudini e le intenzioni nei confronti del credito su pegno e del mercato dei gioielli di seconda mano. Solo il 61% degli intervistati conosce il credito su pegno, una percentuale in calo rispetto al 2019 (69%). A dimostrazione della scarsa familiarità con questo servizio, meno della metà degli intervistati (45%) è consapevole che sia possibile riottenere il proprio bene.
«Si tratta di una percezione che contrasta con la realtà. Infatti, ben il 95% dei nostri clienti riscattano il loro pegno. È quindi essenziale informare i cittadini sull’esistenza e sul funzionamento di forme di finanziamento alternative al canale bancario, che possono offrire una risposta immediata alle necessità urgenti, riducendo il rischio di ricorrere a soluzioni illegali come l’usura», ha spiegato Rainer Steger, direttore generale di Affide.
Proprio l’affidabilità del credito su pegno, un servizio regolato e vigilato dalla Banca d’Italia, spinge un numero crescente di italiani a sceglierlo per trarre profitto dai propri preziosi. Il 19% degli intervistati opterebbe per questa soluzione, con un incremento di sei punti percentuali rispetto al 2019, mentre la quota di chi si rivolgerebbe a un ‘compro oro’ è diminuita di 10 punti (45%).
Si possono dare in pegno oggetti e monete d’oro e di platino, monete d’argento, gioielli, orologi, mentre, di solito, non possono essere impegnati tappeti, pellicce, quadri, oggetti di arredamento e, in generale, tutti gli oggetti deteriorabili o ingombranti. Gli oggetti vengono valutati e viene offerta liquidità in maniera immediata per sei mesi e viene consegnata una polizza al portatore per il riscatto. Al tasso di interesse che, di solito, varia a seconda dell’importo finanziato va aggiunto un diritto di custodia in percentuale. Se non è possibile restituire il prestito entro 30 giorni dalla scadenza del prestito, il bene dato in pegno viene messo all’asta e, se il ricavato eccede il valore del finanziamento e delle spese, la differenza resta a disposizione del cliente per cinque anni.
Secondo il Rapporto Affide-BVA Doxa, è significativo l’aumento degli italiani che scelgono di acquistare gioielli di seconda mano: il 21% ha adottato questa opzione, attratto sia dai vantaggi economici che dalla sostenibilità. Quota che risulta più elevata tra i giovani dai 18 ai 39 anni (29%). Inoltre, spicca che il 64% degli italiani vede l’acquisto di gioielli pre-loved come un’opportunità di investimento strategico, particolarmente rilevante in un contesto di incertezza economica. Il periodo post-pandemico ha infatti rafforzato l’importanza della sicurezza finanziaria e dei beni rifugio come l’oro.