Storicamente gli italiani conservano in casa un piccolo tesoro in gioielli di alta gamma, spesso regali o cimeli di famiglia, il cui reale valore è poco conosciuto. Ognuno possiede in media sette preziosi, ma due persone su tre ne utilizzano meno di cinque all’anno. Solo il 17% dichiara di saperne stimare con precisione il valore, mentre la metà riporrebbe fiducia in una certificazione rilasciata da una società di credito su pegno. Questo servizio è visto come una risorsa preziosa: sei italiani su dieci considererebbero il credito su pegno per affrontare spese impreviste, e uno su cinque lo utilizzerebbe per realizzare un desiderio o un progetto personale. Sono questi i principali risultati del Rapporto Affide-BVA Doxa “Gli italiani, i gioielli e il loro valore”, che analizza la ricchezza degli italiani in gioielli e preziosi, esplorando al contempo la percezione, le abitudini e le intenzioni nei confronti del credito su pegno e del mercato dei gioielli di seconda mano. Solo il 61% degli intervistati conosce il credito su pegno, una percentuale in calo rispetto al 2019 (69%). A dimostrazione della scarsa familiarità con questo servizio, meno della metà degli intervistati (45%) è consapevole che sia possibile riottenere il proprio bene.
«Si tratta di una percezione che contrasta con la realtà. Infatti, ben il 95% dei nostri clienti riscattano il loro pegno. È quindi essenziale informare i cittadini sull’esistenza e sul funzionamento di forme di finanziamento alternative al canale bancario, che possono offrire una risposta immediata alle necessità urgenti, riducendo il rischio di ricorrere a soluzioni illegali come l’usura», ha spiegato Rainer Steger, direttore generale di Affide.
Proprio l’affidabilità del credito su pegno, un servizio regolato e vigilato dalla Banca d’Italia, spinge un numero crescente di italiani a sceglierlo per trarre profitto dai propri preziosi. Il 19% degli intervistati opterebbe per questa soluzione, con un incremento di sei punti percentuali rispetto al 2019, mentre la quota di chi si rivolgerebbe a un ‘compro oro’ è diminuita di 10 punti (45%).
Si possono dare in pegno oggetti e monete d’oro e di platino, monete d’argento, gioielli, orologi, mentre, di solito, non possono essere impegnati tappeti, pellicce, quadri, oggetti di arredamento e, in generale, tutti gli oggetti deteriorabili o ingombranti. Gli oggetti vengono valutati e viene offerta liquidità in maniera immediata per sei mesi e viene consegnata una polizza al portatore per il riscatto. Al tasso di interesse che, di solito, varia a seconda dell’importo finanziato va aggiunto un diritto di custodia in percentuale. Se non è possibile restituire il prestito entro 30 giorni dalla scadenza del prestito, il bene dato in pegno viene messo all’asta e, se il ricavato eccede il valore del finanziamento e delle spese, la differenza resta a disposizione del cliente per cinque anni.
Secondo il Rapporto Affide-BVA Doxa, è significativo l’aumento degli italiani che scelgono di acquistare gioielli di seconda mano: il 21% ha adottato questa opzione, attratto sia dai vantaggi economici che dalla sostenibilità. Quota che risulta più elevata tra i giovani dai 18 ai 39 anni (29%). Inoltre, spicca che il 64% degli italiani vede l’acquisto di gioielli pre-loved come un’opportunità di investimento strategico, particolarmente rilevante in un contesto di incertezza economica. Il periodo post-pandemico ha infatti rafforzato l’importanza della sicurezza finanziaria e dei beni rifugio come l’oro.
ARTICOLI
Un tesoro nel cassetto. In media gli italiani possiedono sette gioielli di famiglia di cui non conoscono il vero valore
Solo sei persone su dieci sanno di poter ricavare dal credito su pegno una liquidità immediata per affrontare spese impreviste o realizzare un progetto