«Gli astri si stanno allineando per le azioni europee». Robeco, la società olandese che gestisce quasi 200 miliardi di euro di patrimonio, usa una frase a effetto per esprimere una convinzione che hanno in molti nel settore: dopo un lungo periodo di tempo durante il quale le azioni e gli indici made in Usa hanno fatto guadagnare di più rispetto a quelli del Vecchio Continente è arrivato il momento di una inversione di tendenza. «L’Europa ha iniziato bene il 2024» ha scritto Oliver Girakhou, portfolio manager di Robeco. «L’indice Msci Europe ha guadagnato il 9,05% a fine giugno, grazie ai solidi utili e ai previsti tagli dei tassi d’interesse. Nonostante ciò, l’S&P 500 statunitense ha sovraperformato con un guadagno del 19,03% grazie al dominio del settore tech. Poiché gli investitori globali stanno valutando il loro livello di esposizione al settore tech, ciò potrebbe offrire un’opportunità unica per i titoli europei. Lo sconto sul rapporto P/E dell’indice Msci Europe rispetto agli Stati Uniti è vicino a quello più elevato del periodo pre-Covid, alla pari con gli estremi raggiunti in occasione della crisi delle cosiddette dotcom, della grande crisi finanziaria globale e della crisi dell’euro, nonostante il rendimento dei buyback si sia avvicinato a quello degli Stati Uniti e i rendimenti dei dividendi siano rimasti doppi rispetto agli Stati Uniti. Misurata dall’indice Msci Acwi, la ponderazione degli Stati Uniti nell’indice, che comprende il 99% dei titoli investibili a livello mondiale, era del 62,6% nel marzo 2024, rispetto al 49,5% di dieci anni prima, soprattutto a scapito dell’Europa. Lo sconto di valutazione quasi storico rispetto agli Stati Uniti, unito al fatto che gli investitori sono sottopesati nella regione, costituisce una base solida per le azioni europee».
Intanto lo Stoxx Europe 600 Index l’ampio indice comprende 600 aziende di diverse dimensioni di 17 Paesi europei è in rialzo da quattro settimane consecutive, il periodo più lungo da marzo perché, nonostante la debolezza dell’economia europea, il Vecchio Continente è sede di aziende tecnologiche e sanitarie leader a livello mondiale che realizzano gran parte dei loro profitti all’estero.
«I mercati azionari» ha scritto ancora Girakhou «non sono molto correlati alla crescita economica, e soprattutto l’Europa mostra una relazione molto debole. Complessivamente, il 60% dei ricavi dell’Msci Europe proviene dall’esterno dell’Eurozona perché il Vecchio continente è sede di numerose aziende con marchi globali ben riconosciuti che spaziano in vari settori. Alcune di queste aziende possiedono vantaggi competitivi unici e insostituibili, che consentono loro di acquisire maggiori quote di mercato attraverso acquisizioni che aumentano il valore, oppure di espandersi in mercati a bassa penetrazione, aumentando il proprio mercato totale di riferimento. Molte di queste aziende sono grandi e continuano a crescere a livello internazionale, mentre altre sono campioni nazionali che servono una nicchia locale».
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