Per raggiungere i propri obiettivi finanziari occorre investire attraverso un’attenta pianificazione e diversificazione soprattutto quando il contesto economico appare in continua evoluzione. A fornire un aiuto in questo senso sono gli Exchange-Traded Funds o ETF, fondi di investimento comuni, che consentono di ottenere un’esposizione a un paniere di titoli molto ampio. Negli ultimi due anni su Borsa Italiana il loro numero è cresciuto del 25% fino ad arrivare oggi a più di 1.500 strumenti quotati sul segmento ETFplus.
«La loro rapida diffusione ha spinto le case di investimento a proporne di diverse tipologie: oggi pertanto è possibile diversificare il proprio portafoglio tra varie classi di attività e strategie di investimento», spiega Marina Maghelli membro del Cda di Efpa Italia, una delle affiliate della European Financial Planning Association. «Un Exchange-Traded Fund è un fondo che può replicare diverse tipologie di indici: azionari, obbligazionari, relativi alle materie prime e alle criptovalute. Gli ETF possono essere passivi e attivi: nel caso dei primi l’obiettivo è quello di replicare la performance dell’indice sottostante a cui fa riferimento; nel caso dei secondi invece l’obiettivo è quello di battere il relativo benchmark attraverso una strategia di investimento strutturata così come avviene per i fondi comuni a gestione attiva. Ciò significa, ad esempio, che è possibile modificare le ponderazioni dei singoli titoli e le allocazioni settoriali».
Uno dei vantaggi offerti da questo strumento è l’ampia disponibilità oggi esistente: gli ETF sono in grado di coprire un’ampia gamma di classi di attività e di strategie di investimento, possono essere a replica fisica o sintetica e generalmente hanno costi più bassi dei fondi di investimento.
Marina Maghelli, componente del cda di Efpa Italia
«È importante conoscere la tipologia di ETF su cui si investe perché quelli a replica sintetica seguono l’indice scelto utilizzando contratti derivati (invece di acquistare fisicamente i titoli). Di conseguenza, possono essere soggetti al rischio di controparte, a differenza degli ETF a replica fisica», sottolinea Maghelli. «In generale i costi di gestione di questi strumenti sono bassi, ma va posta attenzione allo “spread” ovvero la differenza fra prezzi in acquisto e in vendita: questa differenza rappresenta un costo implicito, di cui spesso non si tiene conto. Pertanto, più un ETF è liquido, più il differenziale è basso ed è facilmente negoziabile. Gli ETF “esotici” o di nicchia presentano spesso margini piuttosto elevati. Il supporto di un consulente finanziario può essere di grande aiuto anche quando si desidera investire in ETF perché oltre a definire gli obiettivi finanziari dell’investitore e a stabilire una strategia di investimento, aiuta a valutare i rischi associati alle diverse tipologie di ETF e a selezionare gli strumenti più adeguati».