Siamo un popolo di grandi risparmiatori, e si sapeva: abbiamo un patrimonio liquido di 5.000 miliardi, e altrettanti soldi in immobili di proprietà. Eppure, non ci informiamo sui fatti dell’economia e della finanza e siamo molto interessati alla possibilità che possa essere l’intelligenza artificiale (Ai) ad aiutarci nello scegliere gli investimenti giusti.
È la stravagante immagine degli italiani che emerge da un sondaggio globale relativo alle preferenze degli utenti bancari effettuato tra l’11 e il 15 aprile 2024 da Censuswide, società internazionale di consulenza per ricerche di mercato.
Partiamo dalla conferma: il 93% degli utenti bancari italiani dà un alto valore al risparmio, la percentuale più alta fra i paesi coinvolti nella ricerca. Risparmiamo in media 260 euro al mese e per oltre il 50% ci stiamo già chiedendo come sarebbe se investissimo con la consulenza supportata dall’Ai.
C’è però una brutta sorpresa: se dalla valutazione dello stock di risparmio accumulato dalle famiglie italiane passiamo a misurare l’attuale effettiva capacità di risparmio, scopriamo che noi italiani ci attestiamo ad un livello leggermente più basso degli altri paesi, con solo il 65% in grado di risparmiare ogni mese; percentuale che sale all’82% solo fra i più giovani (18-24 anni). Nessuna meraviglia: purtroppo tutte le statistiche descrivono un netto calo del reddito disponibile negli ultimi trent’anni, tanto che oggi un italiano su 3 mantiene stabili le proprie spese o è stato costretto a ridurle negli ultimi 12 mesi.
Ma c’è ben altro, in questa ricerca. Sostanzialmente, viene fuori il ritratto di un italiano medio risparmioso ma pasticcione, onesto nel dichiarare di non avere alcun metodo per tracciare le proprie spese o comunque di farlo manualmente, penna o matita in un quadernetto. Ma tutto il mondo è paese: a livello globale, il 34% dichiara di non utilizzare alcun metodo per gestire le proprie spese (il 32% in Italia), mentre il 28% (il 30% in Italia) tiene traccia delle spese davvero manualmente. A ridimensionare un po’ l’idea che gli italiani siano consapevoli di doverne “sapere di più” e quindi pensino all’intelligenza artificiale come ad una risorsa strategica, ci sono i dati sulle motivazioni che spingono al risparmio: il 43% degli italiani lo fa per garantirsi un fondo d’emergenza in caso di necessità, il 37% dichiara di mettere da parte per le vacanze e il 25% utilizza i risparmi per le necessità quotidiane, come la spesa o gli acquisti per la propria casa. Insomma: niente di particolarmente ambizioso.
E infatti la priorità degli italiani nello scegliere a chi affidarsi non è la valutazione della competenza nella gestione degli investimenti ma è la semplicità di accesso, utilizzo e configurazione delle varie piattaforme, che devono permettere scelte immediate attraverso applicazioni intuitive, e una facile configurazione del conto, requisiti peraltro richiesti in preferenza un po’ in tutti i Paesi. Come dire: non si illudano troppo i gestori di patrimoni, vale più – nell’ispirare la scelta di uno di loro – la facilità di fare login sul proprio conto che la speranza di ricavarne più guadagno. Anche per questo, forse, si punta sull’intelligenza artificiale: considerando ormai sufficientemente e deludentemente collaudata quella naturale…
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Risparmiatori pasticcioni in cerca di aiuti “intelligenti”
In media gli italiani mettono da parte 260 euro al mese, ma non controllano le spese, si informano poco e sperano che l’Ai li supporterà