Seleziona una pagina

ARTICOLI

Medio Oriente, il portafoglio è tattico ma bisogna scegliere tra l’andare in attacco o restare in difesa
Di Antonio Potenza |
Pubblicato il 10 Giugno 2024
Il contesto geopolitico nell’area continua a complicarsi e gli analisti puntano sugli investimenti che riguardano la difesa convenzionale e le innovazioni tecnologiche, e sull’oro che continuerà ad apprezzarsi come bene rifugio

La recente proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco su Gaza ha aperto nuovi scenari sulla guerra in corso in Medio Oriente. E mentre il quadro si complica, con la comunità internazionale sempre più divisa l’attenzione degli investitori si focalizza su come costruire un portafoglio tattico. La domanda che ora ci si pone, in particolare, è se abbia senso giocare all’attacco o sia meglio virare su opzioni più difensive. La prima variabile da considerare in tale ottica arriva dall’Iran. Il Paese è stato infatti colpito dalla morte del presidente Ebrahim Raisi e c’è chi crede che le elezioni indette il 28 giugno possano inasprirne la posizione sullo scacchiere regionale. Per Enzo Corsello, country head Italia di Allianz Global Investors, si tratta di un’ipotesi remota. Intervenuto ai microfoni di FR|Vision, la piattaforma video targata FocusRisparmio, il manager ha infatti spiegato che «Teheran è la prima ad avere mostrato disinteresse per un coinvolgimento nel conflitto». Una visione che depotenzia anche l’ipotesi di un nuovo rally del petrolio in scia a prospettive di escalation, come confermato dal responsabile Macro Research di Eurizon Andrea Conti. «Sebbene oscillazioni del greggio ci siano state», spiega l’analista, «si è trattato di variazioni effimere e questo fa pensare che sul lungo termine le quotazioni non verranno impattate».
Per Elliott Hentov, head of Macro Policy Research di State Street Global Advisors, si va addirittura verso un leggero eccesso di offerta che rende preferibile esporsi all’oro nero in modo indiretto: «Per sfruttare il rendimento dei dividendi e la conservazione del valore anche con prezzi bassi, meglio azioni del settore piuttosto che la commodity». Quello che i portafogli vincenti non potranno ignorare è invece l’opportunità di declinare la classica componente azionaria e obbligazionaria secondo la chiave della sicurezza nazionale. «Il contesto internazionale spinge alla difesa e al rafforzamento dei settori strategici», spiega Thomas Mucha di Wellington Management, “con potenziali benefici a lungo termine per l’investimento in ambiti come la difesa convenzionale o le innovazioni militari». Da tenere sotto controllo invece le altre commodities energetiche, ma solo come «polizze di assicurazione contro il rischio escalation», mentre è opinione degli esperti che l’oro continuerà ad apprezzarsi vista la sua natura di bene rifugio.