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Come guadagnare con i Pir: uno strumento per molti, ma non per tutti
Di Rosaria Barrile |
Pubblicato il 7 Maggio 2024
I Piani Individuali di Risparmio beneficiano di importanti agevolazioni fiscali, ma occorre essere disposti a mantenere l’investimento in portafoglio per un periodo minimo di 5 anni

Per investire nell’economia reale, ossia in piccole e medie imprese che compongono il tessuto produttivo italiano, esistono diverse modalità tra cui i Piani Individuali di Risparmio (Pir) ordinari introdotti nel nostro Paese nel 2017. «Si tratta di strumenti di investimento specificatamente creati per incentivare e far confluire i risparmi delle famiglie italiane nell’economia reale del nostro Paese, con un focus particolare sulle Pmi. Questi piani consentono agli investitori di diversificare i propri portafogli e allo stesso tempo sostenere la nostra economia, oltre a godere di un regime fiscale agevolato», puntualizza Marina Maghelli, membro del cda di Efpa Italia, una delle affiliate della European Financial Planning Association. «Uno degli aspetti più allettanti dei Piani Individuali di Risparmio è rappresentato proprio dalle significative agevolazioni fiscali. Tali investimenti, infatti, sono esenti da imposte sui redditi, sia di capitale che diversi, e dalle imposte di successione. I vantaggi fiscali derivano dal fatto che i Pir devono investire almeno il 70 per cento del capitale in azioni e obbligazioni emesse da società italiane e devono essere mantenuti in portafoglio per un periodo minimo di 5 anni. Questo incentivo fiscale è stato ideato per incoraggiare gli investitori individuali a mantenere i Pir nel tempo, sono utili per la pianificazione patrimoniale di lungo termine e al pari di forme di investimento equivalenti hanno rendimenti più alti, in quanto non impattati dalla tassazione».
Per poter accedere a questi strumenti occorre però rispettare determinati criteri ed essere disposti a tollerare in alcuni periodi un’elevata volatilità di portafoglio. Ogni risparmiatore può investire in Pir da un minimo di 500 euro fino a un massimo di 40 mila euro all’anno, con un limite complessivo di 200mila euro.

 

Marina Maghelli, componente del Cda di Efpa Italia

 

«Queste regole sono state stabilite per garantire che i benefici dei Pir siano distribuiti in modo equo e che tutti, dalle famiglie ai piccoli investitori, possano esserne titolari, compresi i minori di età», sottolinea Maghelli. «La scelta di un Pir però non può essere dettata solo da considerazioni di ordine fiscale, ma richiede un’attenta valutazione del proprio profilo di rischio e degli obiettivi personali di investimento. Un punto fondamentale da tenere a mente è che i Pir comportano rischi legati alle fluttuazioni del mercato azionario e alla performance delle Pmi in cui si investe. È altresì importante fare attenzione ai costi connessi, affinché i benefici fiscali non siano molto ridotti o annullati».