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Dalle start-up al lancio produttivo, un nuovo modello di Pmi italiana
Di Roberto Terranova |
Pubblicato il 30 Aprile 2024

Per un futuro di sviluppo, è importante comprendere le caratteristiche strategiche del tessuto di Pmi che caratterizza il nostro Paese:

  1. estrema flessibilità rispetto alla domanda;
  2. avere solitamente un unico proprietario o una famiglia storica di riferimento alle spalle;
  3. la difficoltà di arrivare alla terza generazione senza cedere la proprietà, trasformarsi o fallire.

Per questo, le nostre Pmi devono investire in tecnologie digitali e produttive per sopravvivere nel lungo periodo. Devono essere sempre più sostenibili come ciclo produttivo e devono puntare alla Internazionalizzazione. Il nostro tessuto produttivo è apprezzato proprio per le tradizioni, le idee e le tecnologie, spesso uniche.
Ma per il futuro è possibile un nuovo modello di Pmi? Le tecnologie informatiche di cui oggi disponiamo permettono di ripensare al modello delle Pmi, soprattutto a quelle più piccole, ricordando che le microimprese non superano i 2 milioni di euro di fatturato, mentre le piccole imprese sono sotto i 10 milioni.
Ad esempio, le start-up italiane spesso vengono incubate a livello universitario, inizialmente hanno idee e tecnologie da sviluppare, devono raccogliere il capitale di partenza, ma soprattutto devono sapere contenere i costi, mantenendo i servizi di cui hanno bisogno per vivere e svilupparsi, soprattutto nella fase di uscita dagli incubatori. In questa particolare fase della loro vita hanno la possibilità di esplorare un modello innovativo di relazione industriale e vi sono già alcuni modelli virtuosi di questo nuovo mondo applicati con successo.
I costi fissi e i costi variabili sono contenuti e controllati per mezzo della strutturazione di una Pmi estesa, che veda la maggior parte delle componenti non strategiche dell’azienda completamente terzializzate, controllate, monitorate da quello che potremmo chiamare il “brain center” della società. Grazie agli Erp che vedono nel modello collaborativo esteso la possibilità di gestire e controllare flussi produttivi per ogni servizio, estendono all’esterno le relazioni industriali in ogni ambito di servizio e produzione. In una prima fase, che qualificherei con un plafond di fatturato inferiore ai 2 milioni di euro, si può gestire l’azienda in un rapporto prettamente “glocal” dove, nel caso dei processi di internazionalizzazione, l’unica parte che necessariamente deve puntare alle relazioni estere è l’attività di tipo commerciale.
Con lo sviluppo dell’azienda e la crescita da micro a media impresa sarà necessario implementare l’ampliamento con strumenti innovativi più sofisticati.
In questo caso entrano in gioco le “piattaforme collaborative” che hanno la peculiarità di mettere l’Imprenditore al centro di un mondo articolato di servizi e beni strumentali di ogni tipo. Di questo tipo di piattaforma ne sono nate molte negli ultimi tempi, tutte molto verticali. Nel contempo, il mercato sta sperimentando e implementando nuove piattaforme dove, grazie all’intelligenza artificiale e alla blockchain, potranno nascere nuove forme di collaborazione a sviluppo spontaneo che prepareranno le Pmi a competere in un mercato che diverrà esteso, integrato e particolarmente competitivo.

 

Roberto Terranova, presidente Confassociazioni Piemonte e Valle D’Aosta

 

Queste piattaforme creeranno nuove opportunità di business poiché libereranno risorse e idee e, permetteranno alle Pmi di essere maggiormente capitalizzate, anche per mezzo di processi di crowdfunding. Le piattaforme genereranno, a un certo punto della loro evoluzione, il raggruppamento spontaneo delle Pmi in filiera o per aggregazione economica di massima efficienza, attraendo ulteriori investimenti e facendo crescere ed evolvere le aziende che, più delle altre, avranno saputo evidenziare capacità, efficienza, innovazione e visione prospettica. Per mezzo di questi strumenti le ricadute sociali sull’occupazione beneficeranno di processi osmotici di passaggi di competenze tra aziende, tra aree tecnologiche e tra nazioni. L’attenzione che all’interno delle piattaforme verrà dedicata al recruiting e alla formazione e i collegamenti con le università, i centri ricerca e le scuole di ogni ordine e grado, creeranno grandi benefici al tessuto sociale e agli Stati che favoriranno con iniziative specifiche questi nuovi modelli aggregativi.