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Perché l’home bias ci porta fuori strada anche quando investiamo
Di Rosaria Barrile |
Pubblicato il 23 Aprile 2024
Si tratta di una scorciatoia mentale che ci fa sentire al sicuro, ma che può indurre in errore, soprattutto quando si tratta di scegliere gli strumenti finanziari

Per l’essere umano affidarsi a tutto quello che è già noto e familiare è un comportamento naturale e anche, molto spesso, automatico. Ciò che si conosce fa sentire più tranquilli, ma, di contro, porta a sottostimare i rischi. Questo comportamento nel campo della finanza è chiamato home bias e influenza le nostre scelte in quanto porta a privilegiare in modo talvolta esclusivo alcune tipologie di investimento a scapito di altre. Marina Maghelli, membro del Cda di Efpa Italia, una delle affiliate della European Financial Planning Association, ci spiega come funziona e perché è bene cercare di limitare questa inclinazione. «I bias sono distorsioni cognitive: portano a fare delle valutazioni errate perché non basate su dati oggettivi. L’home bias è un errore cognitivo che spinge le persone a scegliere di investire solo in titoli nazionali perché ritenuti già noti e familiari, trascurando i benefici che possono derivare da una diversificazione internazionale. Tali errori nascono perché il nostro cervello utilizza delle scorciatoie per prendere delle decisioni in modo molto veloce. Si preferisce comprare titoli percepiti come “vicini” o a livello geografico o personale perché si pensa di conoscere a fondo la situazione economica del Paese in cui si vive o del settore in cui si lavora. Il problema derivante da questo comportamento è quello di ritrovarsi a essere sovra-esposti a un’unica fonte di rischio, ossia il proprio Paese. Con l’home bias si è portati a diversificare meno di quanto sarebbe ottimale e a trascurare opportunità di rendimento in altre settori o aree geografiche».

 

Marina Maghelli, componente del Cda di Efpa Italia

 

Sintetizzando, nel campo degli investimenti l’home bias porta quindi gli investitori a prediligere alcuni prodotti finanziari a prescindere da valutazioni di tipo tecnico. «Ridurre la diversificazione ci espone a rischi elevati», sottolinea Maghelli. «Concentrare eccessivamente gli investimenti in un unico prodotto o in unico emittente è sbagliato. La diversificazione è un elemento fondamentale per tenere sotto controllo i rischi a cui gli investimenti sono esposti, oltre a mitigare la volatilità dei portafogli, in quanto gli strumenti finanziari si comportano in maniera differente tra di loro a seconda delle condizioni di mercato. Un portafoglio efficiente deve avere diverse tipologie di asset class, settori, emittenti, valute, aree geografiche. Per uscire da quest’impasse occorre, quindi, prendere del tempo per valutare, insieme al proprio consulente finanziario, più alternative di investimento sulla base dei propri obiettivi di vita, del profilo di rischio e dei propri orizzonti temporali».