l concordato preventivo biennale per autonomi e piccole imprese, varato il 25 dal Consiglio dei ministri, bloccherà la base imponibile per due anni e, di conseguenza, le tasse da pagare. È una assoluta novità in campo fiscale che, secondo il governo dovrebbe far uscire «gradualmente le partite Iva dal mondo della non correttezza tributaria» e sulla quale vale la pena accendere un faro per capire bene di cosa si tratta.
A chi si rivolge
Il concordato interessa oltre 4 milioni di partite Iva (2,42 milioni di soggetti sottoposti agli Indici sintetici di affidabilità e 1,7 milioni di forfettari). L’Isa è un indice che, sulla base di una serie di indicatori, attribuisce un voto di affidabilità fiscale a imprenditori e lavoratori autonomi. Dall’8 su 10 in su il contribuente è considerato “affidabile”, mentre voti più bassi segnalano la presenza di anomalie che possono nascondere evasione o vari meccanismi elusivi delle tasse.
Gli esclusi
Sono esclusi i contribuenti che hanno un debito tributario superiore ai 5mila euro, quelli condannati per false comunicazioni sociali, riciclaggio o autoriciclaggio (se commessi nei tre anni precedenti) e chi non ha inviato la dichiarazione in uno dei tre anni di imposta precedenti.
Come funziona
L’Agenzia delle entrate dovrà formulare una proposta sulle imposte da versare nel biennio, sulla base dei dati già in suo possesso (dichiarazioni pregresse e fatturazione elettronica) e di una simulazione del reddito futuro. Il contribuente sarà libero di accettare o rifiutare. In pratica il Fisco proporrà a questi contribuenti un importo fisso di tasse da pagare da pagare per i successivi due anni.
Vantaggi & svantaggi
Nei due anni i contribuenti avranno la possibilità, se guadagnano di più, di tenersi tutto il reddito aggiuntivo esentasse. Ma è vero anche il contrario. Se il loro reddito dovesse scendere dovrebbero comunque pagare la cifra pattuita con il Fisco. Nel biennio di validità dell’accordo il contribuente non subirà accertamenti fiscali, salvo fatti gravi, come, per esempio, l’omissione in dichiarazione di più del 30% delle entrate, che lo farebbero decadere dal concordato. Inoltre, se il giro d’affari dovesse andare molto peggio del previsto (con un crollo del 60% del fatturato) il contribuente potrà uscire dal patto.
Tempi
Dal 15 giugno, il software dell’Agenzia delle entrate renderà disponibile alla platea interessata al concordato l’ammontare delle imposte da versare. Entro il 15 ottobre si dovrà decidere se aderire e se, entro il 30 novembre 2024 occorrerà versare il saldo delle imposte 2024 definite con il Fisco.